Jared Diamond è un noto saggista statunitense, i cui libri si trovano tipicamente nello scaffale dell’antropologia nonostante non sia un antropologo ma un biologo. È un autore best-seller e vincitore di un premio Pulitzer con il suo libro più famoso: Armi, acciaio e malattie, un titolo ambizioso, che racconta la storia delle civiltà umane negli ultimi 13000 anni. L’altro suo libro più noto è Collasso, un ideale seguito e complemento del primo, che fa da contraltare a quanto esso racconta per analizzare le cause del crollo delle civiltà. Non c’è una reale sequenzialità, poiché io ho letto prima il più recente. Ne voglio però parlare insieme perché questi due libri, pur con le loro differenze, compongono un quadro sorprendentemente completo e convincente della storia del mondo.
Armi, acciaio e malattie: breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni
Armi, acciaio e malattie (1997) pone una domanda diretta: perché la civiltà di origine europea oggi domina il mondo?
Perché furono i conquistadores a catturare l’imperatore Inca e non furono i precolombiani, al contrario, a far prigioniero il sovrano spagnolo? C’è qualcosa che ha avvantaggiato gli europei a scapito degli abitanti degli altri continenti? La materia è vastissima, come anche un profano può immaginare. Tuttavia, dal momento che c’è sempre chi cerca di liquidare la questione adducendo l’ingegno o una superiorità biologica dei nostri antenati, è importante cercare risposte che non si impantanino nei pregiudizi e nella presunzione tipici della nostra cultura.
La risposta di Diamond è suggerita dal titolo del libro, buona parte del quale ripercorre la storia umana per tracciare il percorso che portò dalla fine dell’ultima glaciazione alla conquista delle Americhe. L’attenzione dell’autore è volta sia a spiegare le ragioni del vantaggio di cui hanno goduto gli europei sia a evidenziare quelle per cui alcuni popoli soffrirono di un ritardo nell’introdurre le innovazioni o addirittura rinunciarono a esse. L’autore parte dall’agricoltura, passando poi all’allevamento, alle strutture sociali più complesse e, infine, alla tecnologia. Al termine di questo percorso ne risulta una visione organica dei macro processi storici, costruita non solo con le date e i reperti, ma grazie anche al contributo delle scienze naturali. Per questo è stato tacciato di determinismo geografico, ma non mi è difficile scorgere in questa critica un pizzico della presunzione a cui ho accennato.
Certamente Diamond ha compiuto un’opera titanica, nel mettere insieme una così gran mole di informazioni provenienti da ambiti distanti dal suo. Forse è stata la sua formazione da biologo a far sorgere alcune domande e a suggerirgli un approccio alla ricerca differente da quello degli storici. Armi, acciaio e malattie è anche un libro che probabilmente non era possibile scrivere in passato. Il capitolo sul Giappone, per esempio, aggiunto nell’edizione attualmente in commercio, sfrutta dati provenienti da recenti studi di genetica.
Collasso: come le società scelgono di morire o vivere
Collasso (2005) nasce da una questione rimasta aperta dopo alcune osservazioni scritte nel libro precedente, riassunte ottimamente nel sottotitolo del libro.
La domanda è qui affrontata con il medesimo approccio multidisciplinare, ma in maniera più circostanziata. Il libro è suddiviso in quattro sezioni: il caso studio di una situazione familiare (l’odierno Montana), seguito da esempi di antiche civiltà che in seguito di una crisi risposero in modo diverso (sopravvivendo o scomparendo), da esempi di nazioni contemporanee in bilico e da un epilogo orientato al futuro. Il capitolo sul Montana, che sembra di primo acchito provinciale, è in realtà molto utile poiché l’autore ne conosce sia i problemi sia gli abitanti; può servire così da paragone per comprendere le ragioni di popoli di cui non abbiamo né superstiti né documentazione scritta. Il secondo capitolo richiama Armi, acciaio e malattie, ma il focus è spostato sui problemi ambientali e di come sono stati affrontati (o ignorati). Il terzo e l’ultimo sono legati al primo, poiché aggiungono le difficoltà che una nazione moderna, deve affrontare.
Collasso pone al centro l’ambiente, fatto che non deve stupire chi conosce gli scritti (e la biografia) di Diamond. L’intento è di insegnarci che ciascuno di noi ha un peso, sia nella creazione sia nella risoluzione dei problemi, oggi come nella Groenlandia vichinga. Se nel libro precedente l’autore si è concentrato sui vantaggi che la natura ha fornito all’uomo, qui emerge chiaramente che da una buona o cattiva gestione di questi doni scaturisce il successo o la scomparsa di un popolo. Non una novità, ma presentata con nitidezza e con la chiarezza del linguaggio scientifico.
Questo libro è un ulteriore sforzo verso quello che Diamond auspicava nell’epilogo di Armi, acciaio e malattie: trasformare la storia in una scienza che consenta di comprendere il presente e forse, entro certi limiti, prevedere il futuro. Ci è riuscito? Non ci è riuscito? Collasso resta a quasi due anni di distanza la lettura migliore sul tema dell’ambiente, qui coniugato alla storia di alcune civiltà. Diamond è mirato, talvolta ridondante ma mai fiacco. Sono entrambi libri che consiglio di cuore, nell’ordine che preferite, e in particolar modo il secondo. Insieme fanno circa 900 pagine che non si leggono in un soffio, ma che forniscono parecchio materiale di riflessione.
Questo articolo è già apparso, con piccole differenze e titolo leggermente diverso, su Argonauta Xeno e l’ho riproposto per introdurre l’argomento di un post a venire.
L'articolo Nascita e collasso delle civiltà sembra essere il primo su Il Pozzo e lo Straniero.