Recupero con qualche correzione una recensione a suo tempo pubblicata su Il Futuro è Tornato, webzine di fantascienza che ha da poco chiuso i battenti. Universal War One è una opere delle più intense che mi sia capitato di leggere, sia per la profondità sia per la sua spettacolarità. Recentemente, inoltre, è iniziata la pubblicazione del seguito: Universal War Two, per i tipi di Mondadori Comics.
Una spettacolare saga in due volumi… la cronaca di una guerra civile tra la Federazione delle Terre Unite che comprende la Terra, Marte (Terra 2) e la Luna (Terra 3), e le Compagnie Industriali di Colonizzazione (CIC), imprese che hanno il compito di sfruttare le risorse naturali dei pianeti non abitabili del sistema e che amministra le colonie umane sui pianeti esterni del Sistema Solare. L’opera corale vede come protagonista la squadriglia “Purgatory”, dove vengono confinati gli elementi più indisciplinati dell’esercito ma in cui vi è ancora una possibilità di riscatto, pian piano si scopre il loro passato, ognuno ha un peccato da espiare.
La guerra universale ha inizio.
Universal War One è un’opera densa e complessa. Alcuni hanno osservato che è una storia più adatta a un romanzo, per ampiezza di respiro, piuttosto che a nuvolette e disegni. Su questo ho dei dubbi, perché mi è già capitato di leggere fumetti strutturati come un romanzo*, tuttavia non posso negare che si tratti di un’opera di un certo respiro. La narrazione è organica, ma gli intrecci non si dipanano linearmente; la storia procede lungo una curva e si ritorce su se stessa, fino a che i protagonisti, per uscirne, dovranno loro stessi trovare un significato di ordine superiore, non solo per se stessi ma anche per l’umanità.
Bajram racchiude questa storia in sei volumetti, raccolti da 001 edizioni in due libri di una certa lunghezza. Per apprezzarla appieno è consigliata la lettura di entrambi e sarebbe anzi auspicabile un’edizione omnibus di questa miniserie.
Il dramma dei sei protagonisti è introdotto all’inizio di ogni volumetto con un breve flashback sul passato, un preludio al crimine che li ha scaraventati nel loro personale purgatorio. Ciascuno di essi fa parte della squadriglia Purgatory su richiesta del tenente Kate Von Richtburg, figlia di un ammiraglio della flotta terrestre. Le anime dei penitenti sono molto diverse, anche nella ricerca del riscatto:
- il capitano June Williamson, per esempio, si è rifiutata di sparare su una folla inerme per sopprimere una sommossa su Titano;
- Amina El Moudden e Milorad Racunicsa sono entrambi vittima di una cultura repressiva, che li ha profondamente segnati e ha generato in loro pulsioni difficili da controllare;
- John “Balti” Baltimore e Paulo “Mario” Del Gado sono, rispettivamente, l’eroe che non pensa alle conseguenze e il vigliacco
- chiude la sestina il tenente colonnello Edward “Ed” Kalish, astrofisico con quattro dottorati ad Harvard, vittima di un carattere particolarmente irascibile.
Poche luci e molte ombre, spesso difficili da scacciare, che li accompagneranno fino alla conclusione. Necessaria?
La squadriglia Purgatory fa parte della flotta guidata dall’ammiraglio Von Richtburg, il cui scopo è indagare sulla comparsa di un muro misterioso che arriva a coprire circa un terzo del cielo visto dalla Terra. Ed Kalish, in contrasto con il team scientifico della flotta, elabora autonomamente una teoria che spiega il fenomeno, ma allo stesso tempo cambia la sua concezione dello spaziotempo e si prepara a consegnare all’umanità una tecnologia che rischia di avere effetti terribili e devastanti.
Di universale, intendiamoci, c’è poco. Solo verso la conclusione si capisce l’intento dell’autore e la reale misura del conflitto, su cui però è meglio sfocare per evitare anticipazioni non richieste. Posso invece parlare degli elementi che accompagnano la narrazione. In ogni volume, all’inizio dei capitoli, sono presenti versetti tratti dalla Bibbia di Canaan, uno pseudobiblium che accompagna la storia, come una nuova Genesi scritta per una nuova generazione di uomini. Questa scelta è all’inizio un po’ ostica, ma acquista un significato man mano che si procede. Ammetto però di non essere stato dietro al simbolismo di Bajram, se non negli ultimi capitoli.
La narrazione è abbastanza lineare, tuttavia è il tempo stesso a ritorcersi su se stesso. La sequenza degli eventi mostra come le anime penitenti restino di fatto intrappolate in una spirale da cui è impossibile uscire. Solo grazie alla genialità di Kalish sarà possibile uscirne, ma prima che ciò sia possibile dovranno apprendere (o ignorare) gli insegnamenti che il tempo offrirà loro.
I disegni sono di eccezionale fattura e coniugano l’immaginario classico con le tecniche digitali, che in alcuni momenti forse è un po’ invasiva. L’uso dei colori segna un netto contrasto fra i vari ambienti, prevalentemente interni. Ci sono tavole straordinarie, per esempio quelle dell’incubo di Balti alla fine del primo volume, o le sequenze più distruttive della guerra. Le astronavi, a metà strada fra il Discovery e il Galactica**, sono convenzionali ma di grande impatto scenico, così come la stazione spaziale. I dettagli sono sporchi e graffiati, perché questo non è il Paradiso.
Universal War One è consigliatissima a chi apprezza una space opera sufficientemente hard ma comprensibile senza un dottorato, piena di riferimenti biblici e in grado di provocare qualche capogiro con i paradossi temporali.
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Mi è capitato di discuterne con un amico, della definizione di graphic novel. Se non lo consideriamo un semplice formato editoriale, definizione onesta e abbastanza oggettiva, dobbiamo necessariamente rapportarla al resto della produzione fumettistica come facciamo in narrativa con romanzi e racconti, oppure con film e serie (o miniserie) televisive.
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Non dovrei specificare, ma il Discovery è l’astronave di 2001: Odissea nello Spazio e il Galactica quella di Battlestar Galactica. Non so perché mi è venuto questo confronto, ma ho deciso di lasciarlo. Ricordo che la prima impressione, quando scelsi di acquistarlo a una fiera, fu di una fantascienza “sporca”, come la Nostromo di Alien. Per non farci mancare nulla, sono anche citazioni da Star Wars. Ci capite qualcosa?
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