Ho letto i racconti di Mondo9, di Dario Tonani, volta per volta, man mano che uscivano. Prima i quattro pubblicati in digitale da 40k Books, poi i cinque di Mechardionica. L’occasione di rileggere l’intero ciclo in questo Urania Millemondi è stata anche quella di parlarne da una prospettiva un po’ più ampia. Il plus offerto da questa edizione ai lettori, oltre naturalmente al poter leggere tutte le storie di Mondo9 finora pubblicate, è la presenza di numerosi brani di raccordo fra i vari racconti, scritti con l’intento di ricompattare un universo frammentato dalla nascita.
Come ha ricordato lo Zio Nick, Mondo9 vide la luce sulla rivista Robot nel 2008, con il racconto Cardanica. Seguirono altre tre storie (Robredo, Chatarra e Afritania), che furono riunite da Delos in una prima fix-up novel, Mondo9, ripresa integralmente nella prima metà del Millemondi. Questi primi racconti sono legati in maniera blanda. Il loro principale collante, che è anche il principale punto di forza di questo ciclo, è l’ambientazione. Mondo9 è un pianeta che si presenta subito come uno sconfinato deserto, solcato da navi di terra dotate di volontà propria, a tratti demoniaca, che sono inserite a pieno titolo nel sistema ecologico e al primo posto nella catena alimentare. Per gli esseri umani questo mondo è ostile per più di un motivo: le navi stesse, di cui sono a volte equipaggio e altre nutrimento, le sostanze tossiche diffuse nella sabbia e una terribile malattia che condanna gli esseri viventi a diventare metallo. Ricordo che Cardanica mi colpì fin da subito per la forza scenografica con cui trascina il lettore nel ventre claustrofobico di una di queste macchine viventi. Ma il racconto che mi è piaciuto di più è Chatarra, perché ho un debole per gli Avvelenatori e quell’isola è forse lo scenario più inquietante che Tonani è riuscito a descrivere.
Non è facile etichettare questo ciclo. Planetary romance? Steam/dieselpunk? Horror? C’è un po’ di tutte e tre, fin dai primi racconti, soprattutto gli ultimi due. L’avventura invece caratterizza maggiormente il secondo emiciclo, Mechardionica, pubblicato in digitale nella collana Delos Digital. I racconti che compongono questa seconda saga differiscono dai primi per la presenza di personaggi ricorrenti e di una trama che si articola nelle loro storie nell’arco di più racconti. Non abbiamo quindi racconti isolati, ma una storia unica, ripartita in più capitoli. La conseguenza immediata è che leggendoli riuniti non si ha l’impressione di avere di fronte una fix-up novel, ma un vero e proprio romanzo a puntate, i cui personaggi non sono predestinati a una tragica fine ma ritornano anche nei capitoli successivi ed esplorano più a fondo questo strano pianeta. Anche per questo ha poco senso citare i singoli episodi: un paio di essi mi avevano deluso, letti singolarmente, mentre in rilettura non mi hanno dato questa impressione.
Cos’è quindi questo Millemondi? Se la prima metà è la riproposizione di Mondo9, per la seconda è stato attuata la medesima operazione con l’aggiunta di un prologo, un epilogo e alcuni interludi finora inediti. Per la verità, tolti il prologo e l’epilogo, il loro contributo è molto ridotto. Mechardionica è una storia unica e tutti gli elementi per la sua comprensione sono contenuti nei racconti. Credo però che i brani di raccordo abbiano anche un’altra finalità, oltre ad avvicinare tra di loro le storie. C’è qualcosa, infatti, che più di un commentatore ha criticato e che in parte condivido, ovvero la presenza di buchi, sia narrativi sia nell’ambientazione. I primi sinceramente li considero più che inevitabili, se l’intento iniziale era di serializzare i racconti di Mondo9 sulla base di alcuni elementi del mondo anziché sui personaggi… e anche qui ci sarebbe qualcosa da dire, perché alcune navi si possono considerare tali. Quanto ai secondi, penso che siano dovuti a come Mondo9 è stato concepito.
Per scrivere un racconto, spesso non servono più che pochi elementi, efficaci, per calare il racconto nelle poche pagine a disposizione. Se invece l’intento è di raccontare una storia più complessa, l’autore deve lavorare in modo diverso. Non penso sia un caso che è in Mechardionica che compare per la prima volta la città di Mecharatt. Allo stesso modo, in questa seconda saga si scoprono l’esistenza dei mechardionici, ibridi umano-macchina, e il volo. Io non ho avuto la sensazione della mancanza di basi solide, ma visto che più di un lettore ha criticato Cronache di Mondo9 per questo motivo è qualcosa su cui valeva la pena soffermarsi. Ed è qualcosa che rispecchia la genesi dell’opera, per cui mi aspetto che questa sensazione di vaghezza si dissolva man mano che il ciclo cresce, come già si può vedere in questo Millemondi. A questo serve in parte il lavoro dell’autore che è ritornato due volte sui testi per scrivere gli interludi di questa edizione.
In conclusione, considerato che ho conosciuto Mondo9 con la prima novelette e ho vissuto con piacere l’evoluzione della forma racconto verso una narrazione più articolata e avventurosa, mi sento di consigliare questo libro a chi volesse iniziare oggi. L’edizione è impreziosita inoltre dalle illustrazioni di Franco Brambilla, che ormai è divenuto l’illustratore ufficiale del ciclo.
L'articolo “Cronache di Mondo9” di Dario Tonani sembra essere il primo su Il Pozzo e lo Straniero.